Un breve riassunto delle vicende burmesi

Da febbraio 2021, il Myanmar è definitivamente una dittatura sotto il comando del Tatmadaw, le forze armate burmesi. 1° febbraio, il partito democraticamente eletto è deposto e, due giorni dopo, sostituito da una giunta militare. Ad oggi, il potere è in mano al Comandante in Capo, General-Maggiore Min Aung Hlaing, e ai suoi gregari. Annullate le elezioni di novembre 2020, Hlaing dichiara lo Stato di Emergenza e promette future elezioni.[1]

Il Tatmadaw arresta quindi i leader della Lega Nazionale per la Democrazia (LND) e altri alti funzionari civili, tra cui la Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi (Nobel per la Pace 1991), il Presidente U Win Myint, i ministri, i capi di governo di diverse regioni, politici, scrittori e attivisti.[2] Alcuni funzionari della LND riescono a darsi alla macchia e fuggire all’arresto, formando un governo in esilio e le ‘Forze di Difesa Popolare’ (FDP).

Mahn Winn Khaing Thann è nominato Primo Ministro e Duwa Lashi La Presidente ad Interim del Governo di Unità Nazionale (GUN) (Figura 1).[3] Diversi ambasciatori burmesi e il Rappresentante Permanente del Myanmar all’ONU, Kyaw Moe Tun, si schierano a fianco del GUN, incrementando la possibilità di un maggiore riconoscimento internazionale che è però, ad oggi, inverosimile.[4]

Figura 1: Esecutivo in carica del Governo di Unità Nazionale

Fonte: Sito ufficiale del ‘Governo di Unità Nazionale della Repubblica dell’Unione del Myanmar

Ci sono poi i gruppi etnici armati che formano da diverso tempo nuclei di insorgenza. Il Tatmadaw si trova oggi ad affrontare un mix di avversari, alcuni dei quali iniziano lentamente a convogliare verso una visione collettiva e alleanze. Il NUG ha più volte cercato di radunare questi gruppi sotto un unico vessillo. Tuttavia, seppur la maggior parte di questi gruppi siano ostili al regime, vedono anche poche prospettive di un suo crollo e restano riluttanti a stringere alleanze con il NUG.[5]

Di recente però, Duwa Lashi La dichiara a FRANCE24 che le FDP controllano il 15% del Myanmar e che, insieme ai gruppi di resistenza etnica, le “forze di resistenza collettiva” controllano “quasi il 50%” del Myanmar.[6] Le affermazioni di Duwa Lashi potrebbero essere gonfiate per propaganda, ma riflettono lo stato del paese, dove gli scontri si sono moltiplicati e il territorio al di fuori del controllo del Tatmadaw è considerevole (Figure 2-3).

Figura 2: Scontri armati nei 6 mesi prima e nei 6 mesi dopo il Golpe di febbraio 2021

Fonte: Istituto per la Pace e la Sicurezza del Myanmar (MIPS)

 

Figura 3: Territori controllati dal Tatmadaw (verde) al 1° febbraio 2021

Fonte: Twitter Account di Thomas van Linge

Diverse sono le investigazioni internazionali sui presunti crimini contro l’umanità perpetrati in diverse aree del paese. Primo fra tutti il Nord Rakhine, dove l’esercito compie due efferate ‘onde di violenza’. La prima nel 2016 conclusa con la fuga di 100.000 Rohingya (gruppo etnico di fede mussulmana) in Bangladesh. La seconda di maggiore intensità nel 2017, risultata nell’esodo di più di 700.000 Rohingya, sempre verso il Bangladesh.[7]

Seppur non legalmente vincolante, il GUN ha già presentato dichiarazione ufficiale presso la Corte Penale Internazionale (CPI) in agosto 2021, dove accetta la giurisdizione della Corte rispetto a tutti i crimini internazionali commessi in Myanmar dal 2002.[8] In futuro, l’investigazione della CPI potrebbe essere quindi allargata per comprendere non solo i crimini di massa in Nord Rakhine, ma anche quelli commessi, per esempio, negli stati di Shan e Chin.

L’ONDA DI VIOLENZA DEL 2017 IN RAKHINE

L’analisi si concentra sui crimini perpetrati in Nord Rakhine tra agosto e dicembre 2017. Stupri di massa, esecuzioni indiscriminate, roghi mirati, saccheggi e migrazioni forzate.[9] I fatti occorsi in Nord Rakhine da fine agosto 2017 sono il capitolo finale di una oppressione sistemica, una catastrofe latente da tempo. Il risultato è una comunità distrutta e una disgrazia umanitaria che durerà decenni.

A provocare le ‘operazioni di bonifica’ (questo il nome ufficiale) sarebbero gli attacchi lanciati nei giorni prima del 25 agosto dall’organizzazione terrorista ‘Arakan Rohingya Salvation Army’ (ARSA) contro una base e trenta avamposti militari. L’ARSA li rivendica in risposta agli abusi contro i Rohingya e per attirare l’attenzione globale. Il sospetto è però che il Tatmadaw pianificasse queste operazioni da un po’.[10]

La risposta del regime è immediata, brutale e sproporzionata. Gli attacchi coinvolgono diversi villaggi.[11] I Rohingya sono svegliati da esplosioni, le baracche incendiate, i soldati sparano indistintamente. I crimini interessano una vasta area, ma le modalità sono quasi identiche e con modalità sovrapponibili in quasi tutti i villaggi colpiti.[12] In totale, sono verificate atrocità commesse in 54 località, ma le testimonianze allargano il cerchio ad altre 22.

Ogni incidente vede un modello di aggressione simile: un attacco al villaggio, l’incendio delle case Rohingya, l’uccisione indiscriminata o mirata di civili, e ferimenti.[13] In molti casi, donne e ragazze subiscono stupri e altre forme di sevizie sessuale. Centinaia saranno le case distrutte completamente. La (Figura 4) mostra i rilievi satellitari di incendi nei tre comuni più colpiti (Maungdaw, Rathedaung e Buthidaung), nel periodo di interesse.[14]

L’organizzazione, il modus operandi e il calibro delle azioni suggeriscono un livello di pre-pianificazione tra le più alte sfere dell’esercito. All’apice degli eventi, Hlaing dichiara: “Il problema dei bengalesi era un problema di lunga data … incompiuto nonostante gli sforzi … per risolverlo. Il governo … sta facendo molta attenzione a risolvere il problema.”[15] Molti elementi portano quindi a ipotizzare l’esistenza di una policy statale alla base di questi crimini.

Figura 4: Incendi rilevati da rilievi satellitari nel Nord Rakhine, tra agosto e novembre 2017

Fonte: Sito ufficiale dell’Istituto delle Nazioni Unite per la Formazione e la Ricerca (UNITAR)

L’INFERNO SCATENATO SUI ROHINGYA

Oltre a prove e testimonianze, è la distruzione mirata delle case Rohingya a suggerire l’esistenza di una policy statale volta ad aggredire e causare un esodo. La distruzione non si ferma (come dichiarato ufficialmente) a settembre 2017, continua per settimane. Un esempio è Goke Pi (Buthidaung),[16] a maggioranza Rohingya e situato nel tratto di villaggio omonimo di Goke Pi, intatto il 25 settembre e bruciato l’11 ottobre; una buona metà delle case appaiono disintegrate (Figure 5-6). Le case Rohingya sono le sole bruciate. Nelle (Figure 7-8), è evidente la distruzione di un altro villaggio del tratto di Goke Pi, Sa Hone,[17] tra ottobre e novembre 2017.

Nel tratto di Mee Chaung Zay (Buthidaung), il villaggio di Mee Chaung Zay appare distrutto per almeno metà, mentre Mar Zi sembra demolita per intero (Figure 9-10).[18] Anche nel tratto di Chin Tha Mar, il villaggio omonimo e Maung Nu, a maggioranza Rohingya, sembrano distrutti per almeno metà (Figura 11), in una modalità a macchia di leopardo che suggerisce la targhettizzazione delle case.[19] La (Figura 12) mostra invece Hpaung Taw Pyin (tratto di Chin Tha Mar) e Ywar Thit (tratto di Mee Chaung Zay), entrambi rasi al suolo.[20] Nel tratto di Maung Gyi Taung, Sin Oe Pyin (Ywar Gyi non è danneggiato considerevolmente, ma è anche qui chiara la sistematica individuazione delle case Rohingya (Figura 13).[21]

Nel tratto di Inn Din, Inn Din Est è totalmente spazzato via.[22] Oggi, nuove strutture occupano l’area una volta abitata dai Rohingya (Figure 14-15). L’intero villaggio di (Du) Chee Yar Tan è completamente raso al suolo.[23] Le (Figure 16-17) mostrano la distruzione di (Du) Chee Yar Tan Ovest, le (Figure 18-19) quella di (Du) Chee Yar Tan Centrale. Stessa sorte tocca al villaggio di Ah Htet Pyu Ma,[24] distrutto interamente per metà settembre 2017 (Figure 20-21).[25] Da agosto a dicembre 2017, sono quasi 400 i villaggi a presenza Rohingya distrutti dal Tatmadaw.[26]

Figura 5: Goke Pi al 25 settembre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 6: Goke Pi al 25 ottobre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

 Figura 7: Sa Hone al 25 ottobre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 8: Sa Hone al 29 novembre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

 Figura 9 – Mee Chaung Zay e Mar Zi al 21 gennaio 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 10 – Mee Chaung Zay e Mar Zi al 25 ottobre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 11 – Chin Tha Mar e  Maung Nu al 25 ottobre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 12 – Hpaung Taw Pyin e Ywar Thit al 25 ottobre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 13 – Sin Oe Pyin (Ywar Gyi) al 25 ottobre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 14 – Inn Din Est al 27 dicembre 2016

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 15 – Inn Din Est al 28 settembre 2019

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 16 – (Du) Chee Yar Tan Ovest al 27 dicembre 2016

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 17 – (Du) Chee Yar Tan Ovest al 16 settembre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 18 – (Du) Chee Yar Tan Centrale al 27 dicembre 2016

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 19 – (Du) Chee Yar Tan Centrale al 16 settembre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 20 – Ah Htet Pyu Ma al 23 maggio 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

Figura 21 – Ah Htet Pyu Ma al 16 settembre 2017

Fonte: Google Earth Pro 2022, estratta il 10 giugno 2022

 

I RESPONSABILI SUL CAMPO

Le oltre 70 località targhettizzate vedono azioni combinate di Tatmadaw, Polizia e Guardia di Frontiera, a volte affiancate da abitanti di etnia Rakhine e altre minoranze. Diverse unità del Comando Militare Regionale Occidentale (CMRO – Figura 22), sono coinvolte nei crimini. Il CMRO è formato da tre Comandi Operativi Militari (COM), COM 5 nel sud, COM 9 nel centro e COM 15 nel nord dello Stato del Rakhine.[27] Nelle settimane precedenti ai crimini, diverse unità militari sono spostate a Buthidaung e aggiunte al COM 15.

Con un’estesa base vicino a Chin Tha Mar, il 564° Battaglione di Fanteria Leggera (BFL) svolge un ruolo di primo piano nelle uccisioni di massa di Maung Nu e nelle operazioni nell’area del Taung Bazaar (Buthidaung).[28] Anche il 552° BFL è ritenuto largamente implicato nei crimini del tratto di Nga Yant Chaung e del Taung Bazaar. L’11 agosto 2017, alcuni battaglioni della 33° e 99° Divisione di Fanteria Leggera (DFL – Figure 23-24) sono trasportati in aereo in Nord Rakhine.[29]

Le DFL sono le unità più esperte nel Tatmadaw. Non sono dislocate in modo permanente, ma subordinate al Comandante in Capo dell’Esercito come unità “mobili” schierabili in base alle necessità. Il loro dispiegamento è ordinato almeno dal Comandante in Capo all’interno della catena di comando, suggerendo piani ai più alti livelli. La 33° DFL compie uccisioni di massa, insieme ad altre forze di sicurezza, a Chut Pyin. Ha anche un ruolo nelle operazioni a Inn Din e nel tratto di Koe Tan Kauk. La 99°, operativa nel nord di Maungdaw, non è da meno nell’area di Min Gyi, con fuoco, uccisioni di massa e stupri di gruppo.[30]

Figura 22 – Insegna del Comando Militare Regionale Occidentale

Fonte: Wikipedia 2022, estratta il 13 giugno 2022

Figura 23 – Insegne della 33° e della 99° Divisione di Fanteria Leggera

 

Fonte: Wikipedia 2022, estratte il 13 giugno 2022

 

IN CONCLUSIONE

I responsabili difficilmente pagheranno per i loro crimini. Le investigazioni internazionali restano però uno strumento per pressare i ‘big’ del Tatmadaw, da Min Aung Hlaing e i suoi più alti in grado, ai comandanti sul campo. Per provare crimini ‘diffusi e sistematici’, le indagini devono provare non solo i crimini di per sé, ma l’esistenza di piani e policy pensate, progettate e orchestrate ai più alti livelli, nei mesi antecedenti settembre 2017. Le ‘operazioni’ hanno richiesto una pianificazione logistica notevole. In alcuni casi, il Tatmadaw ha distribuito attivamente armi agli abitanti di etnia Rakhine. Il coordinamento civile con l’esercito in diverse località dimostra che la compartecipazione era organizzata. Resta da provare se vi fosse effettivamente un coordinamento attivo per la sicurezza e le attività militari, se ci fossero stati incontri tra le autorità militari e civili prima dei crimini, se ci fossero diversi livelli di coordinamento tra Tatmadaw e istituzioni civili. Le domande restano molte. Ciò che risulta è ora un nuovo Nord Rakhine, con villaggi ricostruiti per permettere il reinsediamento di persone di etnia Rohingya da altre aree e un notevole calo della presenza Rakhine.

BIBLIOGRAFIA

 

 

 

VILLAGGI ANALIZZATI SU GOOGLE EARTH PRO

 

[1] USIP, Myanmar Study Group: Final Report – Anatomy of the Military Coup and Recommendations for U.S. Response (Washington DC, Final Report 2022) https://www.usip.org/publications/2022/02/myanmar-study-group-final-report acceduto il 29 maggio 2022

[2] USIP, Myanmar Study Group: Final Report – Anatomy of the Military Coup and Recommendations for U.S. Response (Washington DC, Final Report 2022) https://www.usip.org/publications/2022/02/myanmar-study-group-final-report acceduto il 29 maggio 2022

[3] NUG, National Unity Government of the Republic of the Union of Myanmar Official Website (Burma, 2021) https://www.nugmyanmar.org/en/ acceduto il 3 giugno 2022

[4] Andrew Nachemson, ‘Using citizenship as a weapon – Myanmar military targets critics’ (AlJazeera, 20 April 2022) https://www.aljazeera.com/news/2022/4/20/citizenship-as-a-weapon-myanmar-military-targets-critics acceduto il 3 giugno 2022

[5] Robert Bociaga, ‘Ethnic Armed Groups Eye Post-coup Myanmar – What are the chances for a liberated Myanmar with more autonomy for ethnic groups?’ (The Diplomat, 31 May 2022) https://thediplomat.com/2022/05/ethnic-armed-groups-eye-post-coup-myanmar/ acceduto il 3 giugno 2022

[6] Cyril Payen, ‘Myanmar’s civilian president claims resistance controls nearly half the country’ (France24, 10 May 2022) https://www.france24.com/en/tv-shows/the-interview/20220510-myanmar-s-civilian-president-claims-resistance-controls-nearly-half-of-country acceduto il 3 giugno 2022

[7] OTP, Situation in the People’s Republic of Bangladesh/Republic of Myanmar (The Hague, Summary 2019)  https://www.icc-cpi.int/sites/default/files/itemsDocuments/2019-07-04-otp-summary-request-Bangladesh-Myanmar-eng.pdf acceduto il 3 giugno 2022

[8] Adam Simpson, ‘Myanmar’s exile government signs up to ICC prosecutions’ (EastAsiaForum, 17 September 2021) https://www.eastasiaforum.org/2021/09/17/myanmars-exile-government-signs-up-to-icc-prosecutions/ acceduto il 3 giugno 2022

[9] HRC, Report of the detailed findings of the Independent – International Fact-Finding Mission on Myanmar (Geneva, Report 2018) https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/myanmar-ffm/index acceduto il 29 maggio 2022

[10] OTP, Situation in the People’s Republic of Bangladesh/Republic of Myanmar (The Hague, Summary 2019)  https://www.icc-cpi.int/sites/default/files/itemsDocuments/2019-07-04-otp-summary-request-Bangladesh-Myanmar-eng.pdf acceduto il 3 giugno 2022

[11] HRW, ‘Burma: 40 Rohingya Villages Burned Since October – Satellite Imagery Shows New Destruction in Rakhine State’ (Human Rights Watch, 17 December 2017) https://www.hrw.org/news/2017/12/18/burma-40-rohingya-villages-burned-october acceduto il 5 giugno 2022

[12] Nicole Messner et al., ‘Qualitative evidence of crimes against humanity: the August 2017 attacks on the Rohingya in northern Rakhine State, Myanmar’ (2019) 13(41) Conflict and Health https://conflictandhealth.biomedcentral.com/articles/10.1186/s13031-019-0227-8

[13] HRC, Report of the detailed findings of the Independent – International Fact-Finding Mission on Myanmar (Geneva, Report 2018) https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/myanmar-ffm/index acceduto il 29 maggio 2022

[14] UNITAR, Fire Detections in Buthidaung, Maungdaw, and Rathedaung Townships of Rakhine State in Myanmar (Geneva, Imagery Analysis 2017) https://unosat-maps.web.cern.ch/MM/CE20130326MMR/UNOSAT_A3_Rakhine_FireDetection_Portrait_O.pdf acceduto il 5 giugno 2022

[15] HRC, Report of the detailed findings of the Independent – International Fact-Finding Mission on Myanmar (Geneva, Report 2018) https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/myanmar-ffm/index acceduto il 29 maggio 2022

[16] Goke Pi: https://mapcarta.com/N4827532934 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[17] Sa Hone: https://mapcarta.com/N4827533000 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[18] Mee Chaung Zay: https://mapcarta.com/N4827532971 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022); Mar Zi: https://mapcarta.com/N4827532965 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[19] Chin Tha Mar: https://mapcarta.com/N4827532928 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022); Maung Nu: https://mapcarta.com/N4827532969 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[20] Hpaung Taw Pyin: https://mapcarta.com/N4827532936 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022); Ywar Thit: https://mapcarta.com/N4827534329 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[21] Sin Oe Pyin (Ywar Gyi): https://mapcarta.com/N4827533008 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[22] Inn Din: https://mapcarta.com/N5095554328 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[23] (Du) Chee Yar Tan: https://mapcarta.com/N5095550204 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[24] UNITAR, UNOSAT analysis of destruction and other developments in Rakhine State, Myanmar (Geneval, Imagery Analysis Report 2018) https://www.ohchr.org/sites/default/files/Documents/HRBodies/HRCouncil/FFM-Myanmar/UNOSATReportMyanmar_20180912.pdf acceduto il 6 giugno 2022

[25] Ah Htet Pyu Ma: https://mapcarta.com/N5095551340 (Mapcarta, acceduto il 13 giugno 2022)

[26] Poppy McPherson, ‘Three years after exodus, Myanmar erases names of Rohingya villages, U.N. map makers follow suit’ (Reuters, 11 September 2020) https://www.reuters.com/article/uk-myanmar-rohingya-insight-idUKKBN262052 aceduto il 5 giugno 2022

[27] AI, No One Can Protect Us” – War Crimes and Abuses In Myanmar’s Rakhine State (London, Amnesty International Report 2019) https://documents.pub/download/aoeno-one-can-protect-usa-myanmar-army-three-are-based-in-rakhine-state-moc acceduto il 14 giugno 2022

[28] HRC, Report of the detailed findings of the Independent – International Fact-Finding Mission on Myanmar (Geneva, Report 2018) https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/myanmar-ffm/index acceduto il 29 maggio 2022

[29] Simon Lewis et al., Special report – The shock troops who expelled the Rohingya from Myanmar (London, Reuters Report 2018) https://www.reuters.com/article/uk-myanmar-rohingya-battalions-specialre-idUKKBN1JM1YA acceduto il 14 giugno 2022

[30] HRC, Report of the detailed findings of the Independent – International Fact-Finding Mission on Myanmar (Geneva, Report 2018) https://www.ohchr.org/en/hr-bodies/hrc/myanmar-ffm/index acceduto il 29 maggio 2022

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *