Mafie D’Europa e Come Contrastarle

6 luglio 2021 ore 19.30, mi trovo a casa mia ad Amsterdam, in Lange Leidsedwarsstraat, zona centralissima della città. Sono al telefono con mia cugina in Italia. Sento 5 colpi acuti, sembravano spari ma potevano anche sembrare martellate. Dopo pochi minuti, inizio a sentire sirene in lontananza, poi sempre più vicine. In pochi istanti, la via di casa si riempie di poliziotti, a piedi, in bicicletta, in auto. Mi sporgo dalla finestra e noto un agente tentare di rianimare un uomo steso a terra, nel frattempo, i suoi colleghi bloccavano la via al traffico e formavano cordoni di sicurezza. Quell’uomo steso a terra, a trecento metri dalla mia finestra, era Peter De Vries, forse il più importante giornalista investigativo d’Olanda, il Roberto Saviano dei Paesi Bassi. Stava tornando a casa dopo aver partecipato ad un podcast radiofonico di RTL Boulevard. Trasportato in ospedale in gravi condizioni, morirà nove giorni dopo per le ferite mortali riportate.

Mocro Maffia, ‘ndrangheta e Altri Gruppi – La Spartizione dell’Unione Europea

I mandanti dell’attacco a De Vries sono individuati nell’organizzazione criminale più potente d’Olanda, tra le più feroci d’Europa: la Mocro Maffia. Il movente è la posizione di De Vries nel Processo Marengo contro la Mocro Maffia. De Vries era da poco consulente dei nuovi legali del testimone chiave del Processo Marengo, Nabil Bakkali. Bakkali ha dovuto ricorrere a nuovi difensori dopo l’uccisione, nel settembre 2019, del suo avvocato, Derk Wiersum, giustiziato in piena mattina mentre usciva dalla sua abitazione di Amsterdam. La storia di questo gruppo è indicativa di come il crimine organizzato sia spesso sottovalutato dagli stati europei, fino a trasformarsi in ‘cancro’ pericoloso per la sicurezza nazionale. La storia della Mocro Maffia è un caso relativamente recente di ascesa criminale. Un gruppo di giovani ladri marocchini di Amsterdam che, iniziando dai furti e dal commercio di hashish, sono diventati uno dei gruppi criminali più potenti del mondo.

Nel 2017, la sede del giornale olandese ‘Panorama’, dopo alcuni articoli sul capo della Mocro Maffia, Ridouan Taghi, venne attaccata con un razzo anticarro. Lo stesso tipo di attacco è stato minacciato nei confronti di RTL Boulevard nei giorni seguenti l’attentato a De Vries. La radio ha infatti tenuto la propria sede chiusa per alcune settimane. Minacce di attacchi sono giunte allo stesso Premier Mark Rutte. Con la Mocro Maffia, l’Olanda si è resa conto di essere estremamente fragile rispetto alla violenza e alla capacità di penetrazione della criminalità organizzata. Ad oggi, la Mocro Maffia è l’organizzazione che, con la ‘ndrangheta calabrese, controlla buona parte del traffico di cocaina e droghe sintetiche in Europa. Al porto calabrese di Gioia Tauro, si sono da molti anni aggiunti quello di Rotterdam e di Anversa. Europol considera ora il Belgio e i Paesi Bassi come il ‘centro nevralgico’ del traffico di cocaina sul territorio europeo.[1]

I rapporti della DIA confermano l’utilizzo da parte delle mafie italiane del porto di Anversa (secondo scalo europeo per volume di scambi) per l’importazione di cocaina destinata poi all’Italia.[2] Il processo è più o meno questo: la ‘ndrangheta importa buona parte della cocaina che arriva nei porti europei utilizzando sempre più Rotterdam e Anversa, riconosce una percentuale (in denaro o cocaina) alla Mocro Maffia che parte controlla questi scali, poi la merce viene smistata in Europa.[3] L’idea degli inquirenti è che Bruxelles sia il luogo di stoccaggio e confezionamento del materiale. La ‘merce’ sbarca in Nord Europa perché, mentre le autorità italiane controllano mediamente il 10% dei container in transito, solo 1 su 100 viene aperto a Rotterdam e Anversa.[4] Come in altri paesi, la ‘ndrangheta si è introdotta nel tessuto economico belga. I cognomi sono gli stessi; i clan operano spesso in modo centralizzato e coordinato da più stati europei contemporaneamente: dalla violenza, alle intimidazioni, alla rete di distribuzione, fino ai metodi di riciclaggio del denaro, che spesso vedono il Benelux protagonista.

Nei flussi criminali tra Italia e Belgio si riconoscono ormai gruppi italo-belgi.[5] E la loro presenza nel cuore dell’Unione Europea si è anche trasformata in una minaccia costante per i miliardi di euro di finanziamenti che da Bruxelles si diramano in UE e che, spesso, finiscono ai gruppi mafiosi. Ogni anno i clan acquisiscono 24,5 miliardi di euro provenienti dall’Unione e destinati a scopi agricoli, zootecnici e di distribuzione alimentare.[6] Ma queste infiltrazioni europee non sono nate ieri. Luciano Violante, presidente della Commissione Antimafia italiana, aveva già riportato nel 1993 le parole di un noto mafioso italiano intercettato poche ore dopo la caduta del Muro di Berlino. Il mafioso ordinò ai membri del suo clan in Germania di “comprare tutto quello che c’era nella Germania dell’Est non appena fosse stato messo sul mercato”. Nel dicembre 1989, esperti di mafia a Palermo e Napoli già stimavano che tra i 100 e i 200 miliardi di dollari circolavano illegalmente attraverso frontmen tedeschi nell’est del paese. Alcune proiezioni dell’Ufficio federale di polizia criminale tedesco (BKA) stimano oltre 170 miliardi.[7]

Il vero pericolo per la Germania non è la residenza sul territorio di centinaia di criminali di vari clan mafiosi quanto i miliardi investiti nell’economia nazionale, con un numero crescente di settori gradualmente e inosservatamente infiltrati. E lo stesso discorso è applicabile a Belgio, Paesi Bassi, e Lussemburgo. Quello che emerge in questa ‘Europa Criminale’ è un quadro di alleanze (a volte solide, spesso fragili) tra gruppi che si contendono ogni tipo di business.  Gruppi che agiscono in modalità centralizzata, con decisioni prese in modo gerarchico a carattere transnazionale e con effetti subiti contemporaneamente da più stati europei in contemporanea. La risposta europea resta decentralizzata ed inefficiente nel coordinamento tra Paesi.[8] La prosperità delle mafie trascende però i confini UE, approfittando di scappatoie, concessioni e differenze tra regole politiche, legali, fiscali e sociali degli stati.[9] L’UE è considerata dai clan un “terreno di caccia”. La libera circolazione di merci, persone e capitali ha reso gli stati UE facili bersagli per le mafie.[10]

Tutto ciò porterebbe ad una considerazione oggettiva: le mafie non possono essere combattute se non in modo centralizzato e con contromisure sovranazionali in grado di armonizzare, operativamente e in un quadro regolatorio unico, legislazioni, procedure e pratiche nazionali degli stati UE per il contrasto al crimine organizzato.

Le Mafie Agiscono in Modo Centralizzato e traggono benefici da Risposte Decentralizzate

Il maggiore ostacolo a una lotta centralizzata è la strategia di “diversificazione funzionale” della criminalità organizzata all’estero. La criminalità organizzata di tipo mafioso usa metodi violenti, ma non lo fa ovunque. Diversifica le attività e il modus operandi da uno stato UE all’altro: può offrire “protezione” illegale in un luogo (di solito, il territorio di origine dove non sono ammessi concorrenti), mentre si limita a commerciare in altri luoghi, senza metodi violenti e con basso profilo.[11] Ma questo non è un processo statico; la criminalità organizzata può importare attività di “protezione” in nuovi stati, se lasciata libera di agire. Questa percezione distorta deriva dall’invisibilità delle mafie, che non creano allarme negli stati UE in cui investono capitali. Eppure, le stesse famiglie e gli stessi cerchi relazionali operano come imprenditori in alcuni stati, mantenendo però radici, metodi, operazioni violente e risorse illegali in altri (dove azioni brutali creerebbero allarme sociale).[12] Se c’è invece bisogno di riciclare denaro in Germania o nei Paesi Bassi, il crimine organizzato è estremamente attento affinché non accada nulla intorno ai loro affari, nemmeno semplici furti.[13]

I clan prosperano grazie a burocrazie caotiche che permettono alle mafie di trasformarsi continuamente, per poi approdare in “paradisi normativi”.[14] La criminalità organizzata più avanzata commette crimini in un paese, mentre le sue risorse sono nascoste all’estero. Eppure, tra gli stati UE c’è una chiara riluttanza a riconoscere la grandezza delle attività mafiose.[15] C’è un rifiuto generale tra gli Stati membri rispetto al riconoscimento comune di un problema che ha un forte impatto sulle società, le economie e la politica dell’UE. Ma senza una comprensione comune delle dinamiche, questo fenomeno è destinato a radicarsi senza che gli stati UE se ne rendano conto. C’è anche una mancanza di dati europei, ed è per questo che l’intelligence italiana è vitale. Alcuni stati UE possiedono diversi dati, altri no.[16] Un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata deve basarsi su un’analisi completa che tenga conto di quante più informazioni possibili, in modo da tracciare un quadro realistico delle attività transnazionali dei clan. Ma ciò è quasi impossibile senza interventi centralizzati.

Il Framework Esistente e Le Sue Debolezze

Diverse Decisioni Quadro dell’UE sono state adottate negli anni per cercare di dare risposte unitarie alla lotta alle mafie, tuttavia, esse hanno raggiunto scarsi risultati per le incoerenze delle sanzioni e per la non conformità degli Stati membri nell’applicare le decisioni. Ciò deriva principalmente dalle diverse percezioni nazionali dei reati penali specifici, escludendo a priori una comprensione comune della criminalità organizzata: un unico fenomeno multiforme composto dalla somma di specifiche condotte criminali da contrastare su una base comune.[17] Un approccio UE ben organizzato dovrebbe comportare, tra l’altro, una combinazione di procedure comuni a tutti gli Stati membri, comprese le seguenti misure: a) facilitare le procedure transfrontaliere di arresto e consegna; b) facilitare raccolta e condivisione di prove durante le fasi investigative e processuali; c) combattere il riciclaggio e facilitare il sequestro e la confisca dei beni nell’Unione. Gli stati UE hanno già adottato alcuni strumenti di tipo a) (come il mandato d’arresto europeo) e b).[18] EUROPOL ed EUROJUST sono stati istituiti allo scopo di far progredire le misure di tipo b), tuttavia, procedure migliori per la raccolta e la condivisione di prove possono essere sviluppate.

Gli strumenti di tipo c), al contrario, sono poco applicati ed i tentativi dell’UE di rispondere collettivamente alla criminalità organizzata in questo senso non ha prodotto risultati efficaci. Tra il 2010 e il 2014, solo il 2,2% dei beni derivanti da un reato sono stati sequestrati o congelati all’interno dell’UE, mentre solo l’1,1% di questi beni sono stati effettivamente confiscati, lasciando il restante 98,9% a disposizione dei gruppi criminali.[19] Un nuovo strumento di tipo c) è il Regolamento UE 2018/1805 sul riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e confisca. Questo nuovo strumento migliorerebbe parzialmente la situazione: trattandosi di un regolamento, è direttamente applicabile e ha un campo di impiego ampio. Introduce anche scadenze rigorose e chiare per il riconoscimento e l’esecuzione degli ordini di congelamento e di confisca.[20] Essendo relativamente nuovo, manca ancora di una comprensione concreta della sua potenziale efficacia.[21] Inoltre, deve compensare anni di quasi-inattività nel recupero dei beni a livello UE.

Una Procura Europea (EPPO) è stata istituita nel 2017. Il suo mandato si limita a individuare, perseguire ed incriminare gli autori di reati che danneggiano il bilancio UE oltre dieci milioni di euro. Avendo una portata limitata, l’EPPO rappresenta il prodotto embrionale di una possibile azione centralizzata dell’UE, ma la parola finale resta ai singoli stati. La Procura opera come un unico ufficio in tutti gli Stati membri, combinando gli sforzi di applicazione della legge europea e nazionale secondo un approccio unificato e funziona attraverso un’azione investigativa e persecutoria centralizzata con sentenze decentralizzate attraverso tribunali nazionali.[22] In altre parole, la Procura Europea persegue centralmente, ma le procedure sono poi decentralizzate ai singoli stati UE. L’EPPO ha giurisdizione sulla base di territorialità e nazionalità. A questo proposito, sorgono dei problemi a causa delle diverse interpretazioni nazionali riguardanti il principio di territorialità, o le differenti definizioni di “sospetto” e “accusato”.[23] Queste diverse interpretazioni possono, tra l’altro, creare confusione e impedire all’EPPO di aderire pienamente al principio di legalità, considerando che dovrà adattare le sue azioni a regole del diritto penale.

Cosa Si Può Immaginare? Una Azione Centralizzata Europea

L’UE rappresenta la concentrazione regionale più avanzata in termini di garanzie e pratiche sui diritti umani. Una soluzione per l’allargamento delle competenze dell’EPPO o la creazione di una Corte Europea Antimafia (CEA) parallela e complementare all’EPPO, sarebbe però criticata come un problema per la sovranità degli stati UE e per il rispetto dei diritti umani. Ma questo è anche associato alla riluttanza degli Stati a delegare competenze di diritto penale a istituzioni sovranazionali.[24] Non vi è tuttavia motivo di affermare che gli stati UE non assicurerebbero il rispetto dei diritti umani tra loro. Ciò su cui l’UE dovrebbe quindi concordare non sono solo definizioni comuni dei reati mafiosi, ma anche una serie standard di garanzie procedurali per sospetti ed imputati.[25] Questo per evitare differenze di trattamento a seconda dello Stato membro che arresta, persegue o punisce. Lo strumento risultante, però, non dovrebbe ignorare l’avversione italiana verso una legislazione troppo indulgente ed approcci troppo superficiali.

Uno strumento criticato della tradizione italiana è l’articolo 41bis Codice Penale Italiano (CPI), dove gli individui più pericolosi sono tenuti in isolamento 22/24 ore al giorno, le restanti ore in gruppi di 4 ma sotto sorveglianza.[26] Non si intende come azione contro i diritti umani, ma è una necessità di sicurezza. Infatti, diversi carceri sono controllati da capi clan che riescono, seppur detenuti, a dettare regole e controllare le organizzazioni all’esterno: l’unico modo per ostacolarli è tenerli in totale isolamento.[27] Una proposta UE che preveda un dispositivo simile all’articolo 41bis sarebbe consigliabile, seppur largamente criticato. E la stessa priorità associata al terrorismo deve essere applicata alla criminalità organizzata.[28] Per il terrorismo, tutti gli Stati membri sono d’accordo nell’applicazione di misure di sicurezza straordinarie, che spesso portano alla rinuncia dei diritti umani. Non vi è allora alcun motivo per cui le mafie non dovrebbero ricevere il medesimo trattamento.[29]

Gli stati sono più propensi a cooperare tra loro quando condividono storia, valori e tradizioni giuridiche simili. E l’UE è la concentrazione regionale dove un esperimento giuridico di lotta centralizzata alle mafie avrebbe maggiori possibilità di successo. Questa iniziativa ipotizzabile potrebbe essere modellata sull’esperienza italiana dell’azione penale basata sul pool antimafia. Nel 1980, il giudice italiano Rocco Chinnici fece pressione sul governo per creare il cosiddetto pool antimafia, un gruppo di procuratori antimafia specializzati che lavoravano alla stessa indagine.[30] La loro strategia consisteva nel condividere le informazioni e sviluppare mezzi di indagine contro la mafia siciliana, diminuendo i rischi e le responsabilità personali e distribuendo il carico di lavoro tra di loro.[31]

La logica alla base di questo approccio era che, considerato che le mafie si muovono sul territorio con un metodo unitario, la reazione dello Stato non avrebbe potuto essere frammentata.[32] L’importanza di questa strategia era anche la sua segretezza per prevenire talpe. Tuttavia, limitava la raccolta di prove al di fuori del gruppo di membri fidati. Inoltre, rendeva i membri del pool bersagli vulnerabili di ritorsioni mafiose, con la loro morte che concludeva quasi automaticamente l’indagine.[33] Infatti, questo è stato il risultato dopo le uccisioni di Chinnici, Falcone e Borsellino. Ciò non è stato determinato dall’inefficienza del “metodo del pool”, ma piuttosto dall’assenza di sostegno politico, e ancor più dall’esistenza di apparati statali corrotti.[34] Recentemente è stata votata all’unanimità a Vienna la “Risoluzione Falcone” dell’ONU, che stabilisce la necessità di seguire, a livello internazionale e con un percorso comune, il modus operandi di Falcone: la dottrina “Follow the Money”.

Falcone è stato il primo a teorizzare che un’efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata richiede il tracciamento di investimenti sporchi piuttosto che di prodotti illegali non tracciabili. Il suo metodo si sviluppò con indagini bancarie che partirono dalla Sicilia e raggiunsero USA, il Canada e gli istituti di credito che disponevano di segreto bancario. Da queste indagini partirono operazioni “quasi” centralizzate tra la polizia italiana, l’FBI e la DEA.[35] Un altro punto della visione di Falcone era la necessità di una cooperazione internazionale contro la criminalità organizzata e la creazione di corpi investigativi comuni che utilizzassero strumenti avanzati. La Risoluzione legittima l’assistenza giudiziaria reciproca tra gli Stati, promuove la cooperazione attiva tra le forze pubbliche e prevede diversi obblighi per gli stati firmatari. Ma le risposte più efficaci sono regionali. E l’UE è un’area che ha la cultura giuridica e le risorse per ambire a poter raggiungere risultati concreti in poco tempo.[36]

L’istituzione di un forum regionale sarebbe più rapida in quanto, teoricamente, è più facile unificare la volontà politica tra gli stati UE che tutti gli stati membri dell’ONU. Lo scopo di questa proposta è quello di realizzare una corte internazionale con giurisdizione sui crimini gravi transnazionali all’interno dell’UE. Una CEA giudicherebbe verticalmente i casi che sono perseguiti a livello centrale dall’EPPO, decidendo su casi che altrimenti sarebbero giudicati a livello centrale dai tribunali degli stati UE. Un forum regionale che persegue i crimini transnazionali della criminalità organizzata può essere vantaggioso invece di risultare un problema irrisolvibile di attribuzione della giurisdizione e delle violazioni dei diritti umani. Infatti, oltre ad incorporare un concetto europeo di criminalità organizzata, una corte regionale europea potrebbe coprire tutti i principali crimini gravi, inclusa la responsabilità penale delle imprese.[37]

Tra le altre, una lacuna che una CEA potrebbe colmare sarebbe quella di assicurare che sia fatta giustizia nel perseguire i criminali d’azienda. I “colletti bianchi” giocano un ruolo vitale per mantenere in vita gli apparati della criminalità organizzata. Inoltre, questo tribunale ideale affronterebbe gli effetti causali della criminalità organizzata a livello europeo, in modo da diffondere tra gli Stati membri la consapevolezza dei suoi “organi vitali” (più crimini violenti in Italia, più crimini economici a Malta, per esempio) e contrastarla collettivamente in modo più efficace.

Una CEA garantirebbe all’UE un contesto procedurale democratico ed equo. Ad oggi, le debolezze e le inefficienze del sistema di persecuzione transnazionale continuano ad offrire alla criminalità organizzata l’opportunità di agire attraverso posizioni di potere privilegiate, nascondendosi in modo più efficiente.[38] Tra opportunità, desiderio e targeting delle vittime/attività illegali (i tre pilastri su cui si basa un’attività criminale), il primo è il “pilastro” più facilmente limitabile per ridurre la probabilità dei crimini, quindi l’UE deve impedire unitariamente lo sfruttamento sistematico delle opportunità decentralizzate offerte dal mercato comunitario.

Una Corte Europea Antimafia

L’UE rimane il mercato cruciale per il crimine organizzato. I metodi di Falcone e i ‘pool antimafia’ erano efficaci Anche per questo, lui ed altri sono stati uccisi. Eppure, se queste tattiche hanno funzionato a Palermo, potrebbero essere replicate su scala europea. Un serio investimento dell’UE per la cooperazione giudiziaria centralizzata potrebbe rappresentare lo strumento per raggiungere un più alto livello di contrasto alla criminalità organizzata. Questo è stato richiesto da anni dalle raccomandazioni di EUROPOL, che chiede di ricevere una “funzione di polizia” più forte e centralizzata, invece di semplici compiti di coordinamento nella cooperazione internazionale.[39] Agli Stati membri deve essere richiesto di impegnare risorse e rispettare gli ordini centralizzati per affrontare gli obiettivi che rappresentano le più alte minacce a livello UE. Per quanto riguarda un’armonizzazione UE di questo tipo, non devono essere sprecati cento anni di esperienza italiana di indagini, azioni penali e condanne contro la criminalità organizzata. Inoltre, un’armonizzazione UE del diritto e delle procedure penali della criminalità organizzata che porti a strumenti o pratiche più indulgenti sarebbe controproducente.[40]

Le competenze dell’EPPO possono essere ampliate in modo da aumentare il mandato, i poteri investigativi e il numero di procuratori delegati. Inoltre, le strutture dell’EPPO dovrebbero riflettere il pool antimafia italiano, anche se con procuratori appartenenti a due o più stati. In particolare, nei casi di gravi indagini sulla criminalità organizzata, le squadre di procuratori e giudici dell’UE tra gli Stati membri dovrebbero essere in grado di operare sotto le strutture giudiziarie della CEA e dell’EPPO, potendo eseguire confische, congelamenti e ordini in tutto il territorio dell’UE senza la necessità di ulteriori autorizzazioni. La direzione di ogni pool EPPO dovrebbe essere costituita sulla base dello Stato membro che dà il via libera all’indagine. Per quanto riguarda EUROPOL ed EUROJUST, anche le loro competenze e i loro poteri nel coordinare le operazioni dell’UE dovrebbero essere perfezionati. Infatti, invece di limitarsi a sincronizzare le operazioni delle singole forze di polizia, dovrebbero essere in grado di dirigere uno sforzo unico costituito da diverse forze di polizia nazionali che agiscono come un tutt’uno. Questo potrebbe essere ottenuto aumentando il numero di ufficiali di collegamento e di agenti operativi.

EUROPOL dovrebbe essere adeguata a garantire la protezione dei testimoni chiave dei crimini transnazionali.[41] Dovrebbe essere istituita anche un’entità per l’organizzazione e la ridistribuzione dei beni confiscati alle vittime. L’UE non ha solo bisogno di un approccio centralizzato per conquistare la criminalità organizzata, ma soprattutto di una comprensione centralizzata della sua pericolosità affinché questo approccio sia pratico.[42] Infatti, una volta raggiunta una comprensione comune, la centralizzazione dell’azione penale contro la criminalità organizzata sarebbe più efficiente in quanto eliminerebbe la gestione delle indagini e il passaggio di informazioni a diversi enti, diminuendo così i rischi di corruzione e le scappatoie all’interno del sistema dell’UE (in particolare nell’UE orientale). La questione della segretezza delle operazioni anti-comunicazione non è solo problematica a livello nazionale, ma lo è sempre di più a livello europeo.[43]

L’esercizio della giurisdizione richiede diverse autorizzazioni. Inoltre, le diverse procedure tra gli stati UE non solo portano ad indagini inefficienti, ma soprattutto al rischio di allargare il cerchio delle informazioni (e degli informati) a seguito dei vari livelli di autorità da notificare.[44] L’attuale schema di indagine congiunta è troppo lento e facilita la penetrazione della criminalità organizzata. Una CEA creerebbe uno spazio giudiziario unico in cui le richieste di assistenza giudiziaria e le decisioni di riconoscimento reciproco non sono più necessarie. La condivisione di informazioni sensibili sarebbe ancora presente, tuttavia solo tra i procuratori dell’EPPO, i giudici della CEE e i funzionari di EUROPOL/EUROJUST. Inoltre, una CEA dovrebbe funzionare sulla base del principio del primato, piuttosto che del principio di complementarità.

Gli stati preferiscono non essere coinvolti in questioni delicate che riguardano la sovranità di altri Stati (specialmente in relazione alle questioni penali) in quanto ciò potrebbe ostacolare le relazioni internazionali.[45] In più, il principio di complementarità è controproducente in quanto avallerebbe un atteggiamento di laissez-faire da parte degli Stati membri rispetto ai crimini delle mafie che non prevedono violenza ma solo elevati ritorni economici.[46] Gli Stati membri che hanno un interesse ad opporsi al perseguimento della CEA, potrebbero rifiutare sulla base della complementarità, la sua giurisdizione e svolgere autonomamente le indagini. Tuttavia, avere un interesse economico nelle operazioni delle mafie all’interno del proprio territorio potrebbe impedire a uno stato UE di condurre indagini imparziali.[47] Ad esempio, nel caso in cui la CEA avvii un’indagine complementare su crimini avvenuti in uno Stato membro in cui sono stati stabiliti potenti legami istituzionali o economici con un’organizzazione mafiosa,[48] tre sono i possibili risultati: assenza di collaborazione nelle indagini, ridotta probabilità di successo dell’azione penale e aumento della sfiducia diplomatica tra gli stati coinvolti.

Il principio del primato ostacolerebbe anche il cosiddetto “effetto boomerang”, vale a dire che gli Stati con un record attivo di azioni penali tendono ad allontanare i reati dal proprio paese. In questo senso, più uno Stato è bravo a perseguire la criminalità organizzata, più è probabile che i criminali lo evitino. Quindi, tutte le indagini devono essere nelle mani di un tribunale dell’UE per garantire che questa deterrenza sia efficace su tutto il territorio dell’UE.[49] Il primato dovrebbe diventare l’opzione predefinita non solo perché è più pratico, ma soprattutto come manifestazione simbolica della volontà politica di tutti gli stati UE di combattere definitivamente le mafie. Quest’ultimo dovrebbe anche fornire una definizione UE di criminalità organizzata, insieme a definizioni comuni UE per ogni reato correlato.[50] Questa definizione comune dovrebbe rispecchiare quella italiana, in quanto fornisce elementi chiari che differenziano la criminalità organizzata grave da altre forme di crimine che è organizzato.

Inoltre, una serie di standard e garanzie procedurali per gli individui sospettati/accusati di criminalità organizzata perseguiti dalla CEA dovrebbe essere concordata attraverso una comune ‘Carta dei diritti dell’UE’.[51] Un po’ come quando si devono gestire casi di terrorismo, le garanzie tradizionali dovrebbero essere riviste alla luce di valori democratici e di considerazioni utilitaristiche, con l’intenzione alla base di rendere la lotta alle mafie più efficace e duratura. Certi individui chiave rappresentano un elevato pericolo sociale che richiede sforzi straordinari di coercizione. Il nuovo dispositivo dovrebbe quindi prevedere anche misure simili all’art. 41-bis CPI, in modo da aggirare la capacità delle mafie di mantenere vive e operative le strutture dei clan indipendentemente dai principali arresti.

In Conclusione

Le differenze strutturali tra gli Stati membri influenzano la loro capacità di intercettare i flussi illegali ed evitare le appropriazioni illegali da parte dei clan. In secondo luogo, senza un’azione concertata, la legittimazione e la proporzione di questo fenomeno sono destinate a crescere. Non è un processo statico. I clan prosperano grazie a procedure caotiche e all’assenza di quadri coerenti che portano a “paradisi normativi”. Le associazioni della criminalità organizzata più avanzate perpetrano crimini in un paese, mentre il loro potere economico rimane nascosto in altri paesi. Senza intese comuni, queste infiltrazioni aumenteranno senza che gli stati UE se ne rendano conto.

C’è anche una grave mancanza di dati europei, per questo i dati italiani sono estremamente importanti. Indagini efficaci devono rivedere quanti più documenti possibili, in modo da rappresentare un quadro realistico dei clan e delle loro attività transnazionali. Ma questo rimane quasi impossibile senza un intervento centralizzato costante. Il quadro normativo esistente è anche insufficiente. I problemi derivano da regole di interpretazione nazionali troppo diverse tra loro. Queste divergenze creano confusione ed ostacolano un intervento efficace. L’EPPO ha diversi problemi che possono portare a risultati frammentati. La competenza materiale dell’EPPO è incoerente perché dipende dalle trasposizioni nazionali, le sue competenze sono derivate in quanto dipendono interamente dalla giurisdizione di ogni stato membro, e le regole sull’esercizio e la riassegnazione delle competenze sono poco chiare e quindi, potenzialmente dannose per la certezza del diritto.

L’UE dovrebbe concordare uno strumento centralizzato, una CEA, per giudicare le organizzazioni criminali che commettono crimini nel territorio dell’UE, da affiancare alla Procura Europea. Quest’iniziativa dovrebbe adottare una definizione di criminalità organizzata che rispecchi il reato italiano di ‘associazione mafiosa’, riconoscendo gli elementi distintivi che differenziano la grave criminalità organizzata dai “crimini che sono organizzati”. Per certi versi, le mafie dovrebbero essere considerate alla stregua del terrorismo, richiedendo misure di sicurezza altrettanto straordinarie e speciali. Le contromisure dovrebbero essere quindi prese a livello accentrato UE, per ottenere migliori risultati in termini di rapidità, efficacia ed interventi coordinati. La logica alla base di un’azione centralizzata è che se le mafie si muovono all’interno dell’Unione con un metodo unitario, la contro-reazione degli stati UE non può essere frammentata.

 

[1] Euronews, ‘Netherlands, Belgium supplant Spain as main gateways into Europe for cocaine’ (Euronews, 7 September 2021) https://www.euronews.com/2021/09/07/netherlands-belgium-supplant-spain-as-main-gateways-into-europe-for-cocaine

[2] DIA, Attività svolta e risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia (Roma, Semestre Luglio Dicembre 2020) https://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/semestrali/sem/2020/2sem2020.pdf

[3] Sergio Nazzaro, ‘Il crocevia della criminalità in Europa: la mafia in Belgio’ (L’Eurispes.it, 31 May 2021) https://www.leurispes.it/il-crocevia-della-criminalita-in-europa-la-mafia-in-belgio/

[4] Chiara Braga, Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Attività Illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti e su Illeciti Ambientali ad esse Correlati (Roma, Relazione su Aspetti Critici e Fenomeni Illeciti nel Traffico Transfrontaliero di Rifiuti 2014) http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/1064090.pdf accessed on 10 July 2020

[5] Sergio Nazzaro, ‘Il crocevia della criminalità in Europa: la mafia in Belgio’ (L’Eurispes.it, 31 May 2021) https://www.leurispes.it/il-crocevia-della-criminalita-in-europa-la-mafia-in-belgio/

[6] Coldiretti Relazioni Esterne, ‘Mafia, dal latte ai fondi UE business da 24,5 miliardi’ (Coldiretti, 15 January 2020) https://www.coldiretti.it/economia/mafia-dal-latte-ai-fondi-ue-business-245-miliardi accessed on 16 July 2020

[7] Jurgen Roth, The Mafia and Organized Crime in Germany – Transnational Organized Crime: Analysis of a Global Challenge to Democracy (Bielefeld, 1st edn, Transcript Verlag 2014) 286

[8] Europol, Italian Organized Crime (The Hague, Threat Assessment 2013) https://www.europol.europa.eu/publications-documents/threat-assessment-italian-organised-crime accessed on 10 August 2020

[9] Fabio Armao, ‘Criminal Clusters: State and Organized Crime in a Globalised World’ (2014) 1(1) The European Review of Organised Crime 122

[10] Tom Obokata, ‘Key EU Principles to Combat Transnational Organized Crime’ (2011) 48 Common Market Law Review 801

[11] Paolo Campana, ‘Eavesdropping on the Mob: the functional diversification of Mafia activities across territories’ (2011) 8(3) European Journal of Criminology 213

[12] Felia Allum, ‘Italian Organized Crime in the UK: Continuing the Debate’ (2013) 7(2) Oxford University Press 227

[13] Rosy Bindi, Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Fenomeno delle Mafie e sulle Altre Associazioni Criminali anche Straniere, (Roma, Resoconto Stenografico, Seduta di Lunedì 14 Aprile 2014, Camera dei Deputati) http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/stenografici/pdf/24/audiz2/audizione/2014/04/14/leg.17.stenco mm.data20140414.U1.com24.audiz2.audizione.0027.pdf accessed on 10 April 2021

[14] Nicola Gratteri, Storia Segreta della ‘Ndrangheta – Una lunga e oscura vicenda di sangue e potere (1860-2018) (Segrate, 1st edn, Mondadori 2019) 183-207

[15] Felia Allum, ‘Italian Organized Crime in the UK: Continuing the Debate’ (2013) 7(2) Oxford University Press 227

[16] Monica Angelini, From Illegal Markets to Legitimate Businesses: The Portfolio of Organized Crime in Europe (Milano, Transcrime Report 2015) http://www.transcrime.it/wp-content/uploads/2015/12/ocp.pdf accessed on 12 July 2020

[17] Tom Obokata, ‘Key EU Principles to Combat Transnational Organized Crime’ (2011) 48 Common Market Law Review 801

[18] Paolo Campana, ‘Understanding Then Responding to Italian Organized Crime Operations across Territories’ (2013) 7(3) Oxford University Press 316

[19] Marco Letizi, ‘Come cambia l’Asset Recovery nell’Unione alla luce del recente Regolamento (UE) 2018/1805’ (IlSole24Ore, 14 September 2020) https://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/avvocatoAffari/mercatiImpresa/2020-

[20] Carmen Cirlig, Mutual recognition of freezing and confiscation orders (Bruxelles, European Parliament Briefing 2018) http://www.marinacastellaneta.it/blog/wp-content/uploads/2018/11/EPRS_BRI2018628225_EN.pdf accessed on 10 July 2020

[21] Lorenzo Bodrero, An Alternative Method to Combat the Mafia: Confiscation of Criminal Assets – Transnational Organized Crime: Analysis of a Global Challenge to Democracy (Bielefeld, 1st edn, Transcript Verlag 2014) 278

[22] Nathalie Vandystadt, ‘Frequently Asked Questions on the European Public Prosecutor’s Office’ (European Commission, 7 August 2018) https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/MEMO_18_4767 accessed on 12 July 2020

[23] André Klip, European Criminal Law (Cambridge, 3rd edn, Intersentia 2016) 515

[24] Francesco Calderoni, ‘A Definition that Could not Work: the EU Framework Decision on the Fight against Organized Crime’ (2008) 16 European Journal of Crime 265

[25] Tom Obokata, ‘Key EU Principles to Combat Transnational Organized Crime’ (2011) 48 Common Market Law Review 801

[26] Valeria Zeppilli, ‘Il 41-bis’ (StudioCataldi, 9 May 2020) https://www.studiocataldi.it/articoli/32445-il-41-bis.asp accessed on 11 October 2020

[27] Vincenzo Musacchio, ‘In Europa non hanno capito cos’è il 41 bis e sottovalutano le mafie’ (Polizia Penitenziaria, 7 July 2020) https://www.poliziapenitenziaria.it/in-europa-ignorano-le-mafie-e-non-hanno-capito-cose-il-41-bis/ accessed on 10 September 2020

[28] Mark Shaw, ‘When Terrorism and Organized Crime Meet’ (2018) 6(7) Policy Perspectives 1

[29] Financial Intelligence Agency, Il Terrorismo e il suo Finanziamento: L’Esperienza Europea (Roma, Report 2018) https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwjLvPf7uqzsAhWIjqQKHVk QAbwQFjAGegQIAhAC&url=https%3A%2F%2Fwww.aif.sm%2Fsite%2Fhome%2Fpubblicazioni%2Fdocumento500 62476.html&usg=AOvVaw0e-9wsJL2XMQv1bWdUOmz- accessed on 10 September 2020

[30] Leone Zingales, Rocco Chinnici: L’Inventore del Pool Antimafia (Arezzo, 1st edn, Limina 2006) 15

[31] Raffaele Mancuso, ‘Il pool antimafia – continuiamo a ricordare’ (StudioCataldi, 23 May 2012) https://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_11966.asp accessed on 11 October 2020

[32] Alessio Ribaudo, ‘L’Onu vota la ‘”Risoluzione Falcone.” Il metodo del giudice ispirerà la lotta alle mafie del mondo’ (Corriere della Sera, 18 October 2020) https://www.corriere.it/cronache/20_ottobre_17/onu-vota-risoluzione-falcone- metodo-giudice-ispirera-lotta-mafie-mondo-143da6a4-1093-11eb-bf58-6564bb782bca.shtml accessed on 18 October 2020

[33] Redazione Focus, ‘Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: il coraggio di essere eroi’ (Focus, 22 May 2020) https://www.focus.it/cultura/storia/giovanni-falcone-paolo-borsellino-il-coraggio-di-essere-eroi accessed on 10 September 2020

[34] Jessica Sacco, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: due eroi contro la Mafia (Malta, University of Malta 2013) https://www.um.edu.mt/library/oar/bitstream/123456789/7930/1/13BAITL008.pdf accessed on 10 October 2020

[35] Pietro Grasso, ‘Il ‘Metodo Falcone’ era lui stesso, uomo e giudice,’ (La Repubblica, 23 May 2018) https://mafie.blogautore.repubblica.it/2018/05/23/presidente-grasso/ accessed on 10 April 2021

[36] Harmen Van der Wilt, ‘On Regional Criminal Courts as Representatives of Political Communities: The Special Case of the African Criminal Court’ (2020) The Oxford Handbook of International Criminal Law 230

[37] Ken Roberts, ‘Corporate Liability and Complicity in International Crimes’ (2013) Cambridge University Press 190

[38] Rosy Bindi, Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Fenomeno delle Mafie e sulle Altre Associazioni Criminali anche Straniere, (Roma, Resoconto Stenografico, Seduta di Lunedì 14 Aprile 2014, Camera dei Deputati) http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/stenografici/pdf/24/audiz2/audizione/2014/04/14/leg.17.stenco mm.data20140414.U1.com24.audiz2.audizione.0027.pdf accessed on 10 April 2021

[39] Europol, Italian Organized Crime (The Hague, Threat Assessment 2013) https://www.europol.europa.eu/publications-documents/threat-assessment-italian-organised-crime accessed on 10 August 2020

[40] Gisella Ruccia, ‘Ue, Gratteri vs Frassoni (Verdi): “Omologazione legislazione giudiziaria? Ho paura, cancelleremmo un secolo di antimafia”’ (IlFattoQuotidiano, 30 October 2018) https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/10/30/ue-gratteri- vs-frassoni-verdi-omologazione-legislazione-giudiziaria-ho-paura-cancelleremmo-un-secolo-di-antimafia/4731511/ accessed on 10 September 2020

[41] COPLA, ‘Verso un tribunale latino-americano contro il crimine organizzato’ (l’Unità Europea, January 2020) http://www.mfe.it/unitaeuropea/fileMfe/archivio/UE/UE_2020_1.pdf accessed on 15 August 2020

[42] Giovanni Tizian, ‘Così la mafia è diventata europea’ (L’Espresso, 19 May 2014) https://espresso.repubblica.it/plus/articoli/2014/05/19/news/cosi-la-mafia-e-diventata-europea-1.165915 accessed on 13 October 2020

[43] Europol Public Information, Europol Programming Document (The Hague, 2019) https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&ved=2ahUKEwjCuJmV0LnsAhXDDuwKHUajCqoQFjAEegQIAhAC&url=https%3A%2F%2Fwww.europol.europa.eu%2Fsites%2Fdefault%2Ffiles%2Fdocumen ts%2Feuropol_programming_document_2019-2021.pdf&usg=AOvVaw1EJ451eKTwfgiRG3T1q06F accessed on 16 October 2020

[44] Alessia Truzzolillo, ‘L’Europa è disarmata control la ‘Ndrangheta’ (Corriere della Calabria, 2 December 2017) https://www.corrieredellacalabria.it/cronaca/item/64323-leuropa-e-disarmata-contro-la-ndrangheta/ accessed on 16 October 2020

[45] André Klip, European Criminal Law (Cambridge, 3rd edn, Intersentia 2016), 521

[46] Mario Portanova, ‘United Mafias of Europe’ (IlFattoQuotidiano, 2020) https://www.ilfattoquotidiano.it/longform/mafia-and-organized-crime-in-europe/map/ accessed on 17 October 2020

[47] Guiomar Parada, ‘Malta Nostra: How Italian Mafia is using the island to launder money’ (L’Espresso, 25 May 2017) https://espresso.repubblica.it/inchieste/2017/05/23/news/malta-nostra-1.302445 accessed on 16 October 2020

[48] European Commission, Examining the Links between Organized Crime and Corruption (Bruxelles, Directorate Report 2020) https://ec.europa.eu/home affairs/sites/homeaffairs/files/doc_centre/crime/docs/study_on_links_between_organised_crime_and_corruption_en.pdf accessed on 17 October 2020

[49] André Klip, European Criminal Law (Cambridge, 3rd edn, Intersentia 2016) 521

[50] Europol, Italian Organized Crime (The Hague, Threat Assessment 2013) https://www.europol.europa.eu/publications-documents/threat-assessment-italian-organised-crime accessed on 10 August 2020

[51] Tom Obokata, ‘Key EU Principles to Combat Transnational Organized Crime’ (2011) 48 Common Market Law Review 801

2 commenti

  1. Rinaldo frattini

    Complimenti, Linda mi ha mandato il link dell’articolo. Molto ben scritto

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