Illegittime tutte le norme che attribuiscono automaticamente il cognome del padre: parola della Consulta.

Mercoledì la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di tutte le norme che impongono di dare automaticamente ai figli il cognome del padre. La vittoria di una battaglia portata avanti nei Tribunali che ha aperto la strada a questa storica sentenza: si afferma che attribuire il solo cognome del padre, in caso di disaccordo fra i genitori, sia un comportamento «discriminatorio e lesivo dell’identità del figlio».

La nuova regola sarà quella dell’attribuzione automatica di entrambi i cognomi dei genitori, a meno che questi decidano di comune accordo di utilizzarne soltanto uno.

Ora la palla passa in mano al Parlamento, che dovrà «regolare tutti gli aspetti connessi alla presente decisione», al fine di poter dare uniformità e fare chiarezza in merito ai risvolti burocratici che una pronuncia del genere comporta.

Le reazioni di disappunto non hanno tardato ad arrivare.

Dal classico salviniano “le priorità dell’Italia..” , ad una nuova crisi della famiglia tradizionale paventata da Giorgia Meloni, passando poi a chi sostiene che il cognome materno in realtà non sia altro che il cognome del nonno materno (indovinate di chi stiamo parlando, è facile).

Altrettanto esilaranti sono apparse le provocazioni di chi ironizza: “tra 10 generazioni servirà un giorno per firmare o 2 ore a scuola per fare l’appello”.

C’è stato anche chi ha deciso di utilizzare un tono più serio, sostenendo che le battaglie importanti sono altre, quelle economiche ad esempio, e che un cognome alla fine è solo un cognome, si sta dando troppa rilevanza a una cosa ininfluente, che sarà mai.

Ora, mi chiedo se per Michele, abbandonato dal padre quando aveva 2 anni e cresciuto dalla madre, avere il cognome paterno come unica scelta possibile sia stata una cosa ininfluente. Pensate quando con gli amici affiancava il cognome materno al suo nome ma durante l’appello veniva chiamato con il cognome del padre.

Pensate a chi, ogni giorno nel pronunciare quel cognome ha dovuto ricordare quella parte del suo passato che non gli appartiene più o a chi, considerando i tempi della giustizia nel nostro Paese, ha dovuto adire un Tribunale solo per poter modificare un cognome imposto automaticamente dalla legge. Una cosa leggera direte voi.

Il cognome identifica la persona. Le dà forma e sostanza. Quando si aggiungono diritti civili ogni conquista dovrebbe essere accolta, da qualsiasi parte sociale e politica, come una vittoria che ci porta verso una società più equa, paritaria ed equale e, viceversa, ogni sottrazione dovrebbe essere vissuta come una privazione e, come tale, combattuta con tutte le proprie forze.

Spiace soltanto che, a prescindere dalle sterili polemiche portate avanti da chi non riesce a slegarsi dall’ottica patriarcale della società, sia stata ancora una volta la giurisprudenza e non la politica ad arrivare a questo importante traguardo.

Le 500 parole di AQTR tornano la prossima settimana.

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