Il pensiero laterale e non mainstream che tanto piace ai talk show italiani

Domenica primo maggio è andata in onda a «Zona Bianca», rete 4, l’intervista di Giuseppe Brindisi al Ministro degli esteri russo Sergej Lavrov.

Più che un’intervista, in realtà, potremmo dire un comizio. Mario Draghi, sulle parole dette dal Ministro, ha espresso un concetto tanto semplice quanto sacrosanto: «la domanda che ci si deve porre è: bisogna invitare una persona che chiede di essere intervistata senza alcun contraddittorio per un periodo di tempo e non per un minuto? Non è granché professionalmente, fa venire in mente strane idee… Non è granché…».

Effettivamente dire che un’ora di propaganda russa che passa dal sostenere che l’offensiva contro l’Ucraina abbia solo scopi difensivi, che il governo ucraino sia diventato «lo strumento di estremisti nazisti e del governo Usa» o che i civili di etnia russa del Donbass siano presi di mira deliberatamente dai missili ucraini, non sia un granché appare un eufemismo.

L’apice dell’oscenità è stata tuttavia raggiunta quando il Ministro russo ha affermato che non sia paradossale affermare che Volodymyr Zelensky, ebreo, guidi un Paese infestato dai nazisti, perché secondo lui «anche Hitler aveva origini ebraiche».

Mi sono chiesto come, dinnanzi a tale disagio, un conduttore televisivo abbia ancora la dignità di affermare che aver avuto Lavrov in trasmissione sia stata una medaglia al valore o come possa terminare la pseudo intervista augurando buon lavoro al ministro di uno Stato che ha invaso un altro Stato e che sta bombardando e radendo al suolo intere città.

Ho cercato di vedere il lato positivo in tutto ciò, pensando che l’ospitata ha avuto il merito di dimostrare che in Italia c’è libertà di espressione e si possono liberamente esprimere opinioni anche quando queste sono palesemente false e aberranti. La democrazia passa anche da queste cose.

Questo episodio ha aperto, ancora una volta, l’annoso dibattito sul fatto se sia giusto o meno invitare esponenti e commentatori filo russi disposti ad alterare e manipolare i fatti, nascondendosi dietro al famoso “pensiero laterale, non mainstream e pro Nato”.

Certo ora potreste obiettare che la verità non è mai assoluta e che i nostri programmi televisivi sono comunque schierati con gli Stati Uniti che stanno combattendo una guerra sulla pelle degli ucraini. Però sarebbe stato corretto, per evitare un’informazione unilaterale, dare voce agli autori dell’Olocausto? E agli attentatori che hanno abbattuto le torri gemelle l’11 settembre 2001? Ed ancora, avreste ritenuto corretto dare voce agli Khmer Rossi perché sarebbe stato giusto sentire il loro punto di vista?

La risposta alle domande è insita nel principio di reciprocità: un paese democratico dovrebbe riconoscere e dare voce solo ad esponenti di un altro paese democratico. Continuerò sempre a preferire la peggiore delle democrazie alla migliore delle dittature.

Ad ogni modo, lo spettacolo a cui abbiamo assistito ha avuto, come conseguenza principale, quello di mettere ancora una volta in cattiva luce il nostro paese nel mondo. Citando Battiato, sempre più attuale che mai, Povera Patria.

Le 500 parole di AQTR tornano la prossima settimana.

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