Non una campagna elettorale qualsiasi, o perlomeno non quella di Emmanuel Macron in cui la strategia elettorale è stata in qualche modo superata dalla realtà: l’aumento dei contagi e l’invasione russa dell’Ucraina, iniziata il 24 febbraio, hanno reso molto complicato per Macron lasciare gli affari correnti per dedicarsi ai comizi per il primo turno delle elezioni presidenziali. Così, il presidente ha lasciato campo libero agli avversari, che hanno potuto beneficiare di una maggiore attenzione verso i loro programmi, più liberi di procedere con gli appuntamenti elettorali, le riunioni pubbliche, le passeggiate nei mercati locali e interviste. Macron ha fatto il minimo indispensabile: la sua candidatura è stata annunciata il 3 marzo e il primo evento si è tenuto il 7 marzo.
Voi direte: bene, si inizia tardi ma s’inizia.. Non è andato così, diciamo che non è proprio partito con il piede giusto. Alla fine di marzo, infatti, lo staff della comunicazione della campagna elettorale di Emmanuel Macron ha cambiato quello che in comunicazione si chiama slogan elettorale: Emmanuel Macron avec vous, tradotto, Emmanuel Macron con voi: non il massimo per attirarsi simpatie. Il messaggio che passa è quello di una chiara e netta distinzione tra ‘Lui’, Emmanuel Macron, un uomo ancora giovane e ben distinto, come da foto, espresso in terza persona singolare (sarebbe forse stato meglio “io con voi”, molto più diretto, coinvolgente, dimostra una volontà di mettersi in gioco) e un generico ‘voi’: un insieme di destinatari e destinatarie. Insomma, per dirla con un celebre film di Antonio Sordi “io sono io e voi…”
Un messaggio colto con prontezza dagli spin doctors di Marine Le Pen.
Che dire, la card rende abbastanza l’idea? Evidenziare la terza persona “lui” significa sottolineare anche il distaccamento tra Macron e gli elettori, Marine invece scende in campo con il suo nome come a dire “ci metto la faccia”. Il gioco ovviamente funziona anche nel rapporto antinomico delle preposizioni (sans/avec, senza/con).
Per fare fronte a una campagna di comunicazione partita male, lo staff di Emmanuel Macron il 28 marzo esce con un altro slogan.
Sicuramente un gran cambiamento rispetto alla precedente, meno formale più empatica, ma soprattutto il nous tous (‘Noi tutti’) rappresenta un mutamento di prospettiva e di comunicazione. Non più ‘Lui’ e ‘voi’; al loro posto, un cumulativo ‘noi’. In effetti, questa quarta persona si propone come inclusiva. Intende includere proprio quel ‘voi’, cioè coloro cui il messaggio è destinato, precedentemente distinto. Da un atteggiamento paternalistico e più che sottilmente antipatico a uno sfacciatamente accattivante, se non proprio piacione.
Dall’altra Marine Le Pen, capace di giocare e sovverire un luogo comune.
Come lo dimostrano le sue espressioni del manifesto:
Quanto al lessico, c’è il facile, ma acuto e ben percepibile sommovimento di una locuzione: come sfondo, l’homme d’état (‘uomo di stato’), luogo comune maschilista, ma il manifestomira a sottolineare che stavolta una femme d’état è candidata a ricoprire quel ruolo. Il risalto è effetto di una commutazione (femme/homme) che suona ancora straniante.
La campagna elettorale però si può giocare anche nel luogo per eccellenza, o meglio nel non-luogo per eccellenza: online. Può essere interessante a riguardo mettere in relazione le due pagine dei candidati nella piattaforma più popolata: Facebook.
La strategia social adottata dai candidati è completamente diversa: da un lato abbiamo Emmanuel Macron, poco presente su Facebook sebbene abbia un pubblico più ampio rispetto all’avversaria, dato anche dalla sua esperienza di governo. Dall’altra Marine Le Pen, che registra una presenza del più del 32% rispetto all’avversario.
Ora ci fermiamo a sottolineare la capacità dei candidati a trovare “ascolto” da parte dei cittadini che popolano i social scegliendo quattro parametri di analisi: l’engagement e il tasso di interazione con i post.
Partiamo quindi dall’engagement, il cosiddetto tasso di coinvolgimento. Come è palese dalle percentuali ottenute, nonostante Macron sia tra i candidati più accreditati quello con la base di follower più estesa, ha un engagement bassa pari a 0,23% ottenuta dalla sua pagina Facebook negli ultimi 28 giorni, mentre Marine Le Pen si attesta all’8,43%, merito della sua presenza costante nel social e della capacità di raccontarsi quotidianamente negli appuntamenti elettorali.
Nel tasso di interazione, ovvero le azioni eseguite dalle persone, il presidente Macron recupera qualcosa, merito anche della qualità dei suoi post. Insomma strategie differenti e modi di comunicare e di utilizzare i diversi canali in modo diverso.
Indubbiamente i bassi risultati di Macron sono anche una conseguenza inevitabile che attanaglia, in tutti i paesi del mondo, chi ha il peso della responsabilità di governo e chi, soprattutto al giorno d’oggi, arriva alle elezioni dopo un periodo di profondi e repentini sconvolgimenti, dalla pandemia al conflitto ucraino-russo: è fisiologico che chi sta al governo ha meno appeal comunicativo.
Tutto questo per dirvi che la campagna elettorale è una battaglia che si combatte su diversi fronti ma abbiamo già il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali e, come spesso rileviamo in molte elezioni dei paesi democratici, anche in Francia il vero vincitore può considerarsi al primo turno l’astensionismo, a livelli record a quota 26%. Anche per questo, temendo una scarsa partecipazione degli elettori per il ballottaggio, tanto Macron quanto Le Pen assicurano “una nuova campagna”.
Nemmeno a dirsi, sono risultati determinanti i voti degli elettori di Mélenchon, in gran parte giovani, e di Zemmour, i quali hanno ben guardato il duello televisivo risultato determinante per la vittoria di Macron: in quasi tre ore di dibattito presidenziale, Macron è apparso più disinvolto di Marine Le Pen, con un approccio presidenziale ma senza apparire arrogante, Le Pen piuttosto ha cercato di non essere aggressiva come nel 2017, ma forse è apparsa un po’ troppo contenuta, avrebbe potuto mettere Macron più in difficoltà. Anzi, ha subìto molto gli attacchi del Presidente Macron: “Lei dipende dal potere russo e da Putin”, affermando che il prestito che il partito di Le Pen ha contratto con una banca russa per finanziare le sue campagne elettorali. Non solo, il Presidente Macron ha dimostrato di essere abile anche nel valorizzare le sue politiche attive del lavoro che in questi anni hanno dato buoni risultati: “Ho visto il vostro programma. Nelle vostre 22 misure non c’è neanche la parola disoccupazione. E’ un riconoscimento del lavoro fatto in questi cinque anni e la ringrazio” e ancora il dibattito sui 600 miliardi di debiti contratti dal covid, il velo islamico nei luoghi pubblici e i rapporti con la vicina Germania. Tante le dinamiche e i temi in gioco, una sola certezza: i temi populisti che avrebbero dovuto convincere gli astensionisti del primo turno, non sono stati convincenti e non hanno avuto la meglio.