Che cos’è lo Spread?

“Borsa debole, sale lo spread”, “Lo spread balla”, “Spread apre in rialzo a 320 punti”, “Spread chiude in calo a 240 punti ”, sono alcune delle notizie che leggiamo quando si avvicina la crisi.

In questo articolo andremo a spiegare che cos’è lo Spread BTp-Bund, come si calcola, le cause per cui aumenta e diminuisce e quali conseguenze può avere nella nostra economia.

Cos’è lo Spread?

Nel mondo della finanza, lo Spread [1] è inteso come la differenza tra due prezzi diversi, due rendimenti, due quotazioni o di tassi di interesse nell’arco di una giornata.

Lo spread che leggiamo nei giornali e/o che sentiamo nei vari talk show italiani fa riferimento allo Spread BTP-BUND, ovvero alla differenza tra il tasso di rendimento del BTp [2] a 10 anni italiano e quello del Bund tedesco a 10 anni (ma esiste anche lo spread Grecia-Germania, Francia-Germania, Giappone-USA etc.).

Spread BTP-BUND = Rendimento Btp italiani 10 anni – Rendimento Bund tedesco 10 anni

 Lo spread viene espresso in punti base. Ad ogni punto base corrisponde lo 0,01%, quindi 100 punti base è pari all’1%, 200 punti base è il 2% e così via.

Per calcolare lo Spread, si prende un Btp a 10 anni, si calcola il rendimento a scadenza e lo si confronta con il corrispettivo rendimento a scadenza del Bund a 10 anni.

Esempio:

  • Rendimento a scadenza BTp Italiani a 10 anni= 3,87%
  • Rendimento a scadenza Bund Tedeschi a 10 anni= 1,2%
  • Di conseguenza lo spread BTp-Bund = 3,87% – 1,2% = 2,67%, ovvero 267 punti base.

Se lo spread aumenta di 20 punti base, riprendendo l’esempio sopra citato, questo vuol dire che lo spread è passato da 267 a 287 punti base, che può essere dovuto o da un aumento del rendimento del titolo italiano (da 3,87% a 4,07%) o da una diminuzione del rendimento del bund tedesco (da 1,2% a 1%).

Un po’ di storia

Forse vi starete chiedendo perché si confronta il rendimento del Btp italiano con quello del Bund tedesco. Con l’adozione della moneta unica (l’euro), lo spread era molto basso. I Paesi dell’Eurozona erano considerati molto affidabili e gli investitori non chiedevano un premio al rischio per investire nelle obbligazioni europee, poiché considerate meno rischiose [3].

Con la crisi finanziaria del 2007-2008 e la crisi del debito sovrano del 2010-2011 si cominciò a prendere in considerazione lo “spread”, identificando la Germania come riferimento (benchmark), in quanto era ed è tutt’ora, il Paese più forte (e sicuro) in termini economici e finanziari dell’Eurozona.

Perché lo spread aumenta e/o diminuisce?

Dato che lo spread è la differenza tra due rendimenti, esso aumenterà all’aumentare del differenziale tra i rendimenti dei Titoli di Stato dei due paesi e viceversa.

Lo spread non è un valore statico, cambia ogni minuto in base alle variazioni di prezzo che i due titoli hanno nell’arco della giornata.

Nel caso dello spread BTP-BUND:

Prezzo Btp aumenta (rendimento scende)

Prezzo Bund tedesco rimane invariato Spread diminuisce
Prezzo Btp aumenta (rendimento scende) Prezzo Bund tedesco diminuisce (rendimento aumenta) Spread diminuisce
Prezzo Btp diminuisce (rendimento aumenta) Prezzo Bund tedesco rimane invariato Spread aumenta
Prezzo Btp diminuisce (rendimento aumenta) Prezzo Bund tedesco aumenta (rendimento scende)

Spread aumenta

Il rendimento di un’obbligazione aumenta quando il prezzo dell’obbligazioni diminuisce, e viceversa.

Il prezzo dei Titoli di Stato italiani è condizionato da una serie di fattori, tra i quali:

  • La situazione finanziaria ed economica;
  • L’annuncio da parte della BCE di aumentare o diminuire i tassi d’interesse;
  • La tenuta del Governo italiano;
  • Capacità del Paese di ripagare il proprio debito;
  • Speculazioni e il giudizio delle agenzie di rating;

Analogamente, il debito pubblico italiano ha due componenti di rischio:

1) Rischio di default: è il rischio che lo Stato italiano non riesca a far fronte ai propri obblighi, ossia a non ripagare il proprio debito. La conseguenza è l’insolvenza/fallimento o default con probabile taglio del valore di rimborso (“haircut”) dei Titoli di Stato già emessi.

2) Rischio di ridenominazione: vi ricordate quando la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle volevano uscire dall’Euro? Ecco il rischio di ridenominazione è il rischio che lo Stato italiano esca dall’euro e ripaghi il proprio debito in una moneta diversa dall’euro, determinando una grande perdita per gli investitori/risparmiatori.

Questi fattori influenzano il rendimento dei Titoli di Stato. All’aumentare del rischio, gli investitori chiederanno un rendimento più alto, e viceversa. Il premio al rischio richiesto dagli investitori si può definire come “Spread”.

Ok, ma perché lo spread è così importante?

I rendimenti dei titoli di Stato rappresentano un parametro per la valutazione del rischio e per il costo del servizio di pagamento del debito. Per spiegare il perché facciamo un ulteriore esempio:

Supponiamo che l’Italia stia attraversando una crisi finanziaria molto importante. Se l’Italia venisse percepito come un Paese in cui investire è rischioso, gli investitori richiederanno dei rendimenti più elevati per investire, in quanto non crederanno che l’Italia sarà in grado di far fronte al proprio debito. Questo causerà un aumento dello spread (rendimento del Btp salirà) e di conseguenza vi sarà un aumento della spesa per interessi sul debito pubblico, oltre ad impattare in maniera negativa sulle famiglie, imprese e banche.

Ricordiamo, inoltre, che l’Italia ogni anno emette circa 400 miliardi di euro di nuovo debito per poter coprire il fabbisogno della spesa pubblica e lo fa attraverso delle aste periodiche di BTp.  Un aumento dello spread BTP-BUND implica una situazione in cui lo Stato italiano, per poter finanziare la spesa pubblica, dovrà sostenere cifre maggiori per interessi (quindi possibili nuove tasse o tagli alla spesa pubblica per finanziare il proprio debito).

Banca D’Italia nel rapporto sulla stabilità finanziaria del 2018 ha scritto che “L’andamento dei rendimenti dei titoli pubblici ha implicazioni rilevanti per tutti i settori dell’economia. Per le finanze pubbliche l’aumento dei tassi aggrava il costo del debito e rende più difficile la riduzione del rapporto tra debito e PIL”.

Il rapporto prosegue con un’analisi sul periodo 2010-2011, anni in cui lo spread aveva raggiunto il suo massimo storico a quota 574 punti per un rendimento dei Btp italiano a 10 anni del 7,4%, dove giunge alla conclusione che un aumento di 100 punti base dello spread (+1%) causa un aumento di 70 punti base (+0,70%) dei tassi di interessi per i prestiti alle imprese non finanziarie e di circa di 30 punti base (+0,30%) per i mutui alle famiglie. L’aumento dello spread riflette anche l’andamento del mercato delle obbligazioni private, dove i rendimenti aumentano anche per le imprese con maggiore merito di credito. [4]

EFFETTI AUMENTO SPREAD PER STATO, IMPRESE E FAMIGLIE

Stato

Imprese

Famiglie

Una maggiore spesa per interessi. Il Governo dovrà varare più tasse o tagli alla spesa pubblica per far fronte all’elevato costo di finanziamento, oltre a vedersi aumentare il rischio di perdere l’accesso al mercato e quindi non essere in grado di pagare le pensioni, stipendi pubblici etc. Disporranno meno liquidità e avranno una restrizione all’accesso al credito, dovuto al rialzo dei tassi di interesse di mercato. (*) Le famiglie, che avevano già investito in Titoli di Stato italiani, si vedranno ridurre il valore del proprio portafoglio (+ spread = – prezzo BTp). Inoltre, avranno un limitato accesso al credito per via del rialzo dei tassi di interesse di mercato. (*)
(*) N.B. Le banche italiane per poter accedere alla liquidità della BCE devono detenere Titoli di Stato come garanzia. Se lo spread aumenta, il valore dei titoli pubblici diminuirà (e di conseguenza diminuirà il valore del bilancio delle banche), costringendo quindi le banche ad aumentare i tassi di interessi sui mutui e prestiti sia per le imprese che per le famiglie.

NOTE E FONTI


[1] In inglese, spread è “oscillazione” o “scarto”.

[2] Buoni del Tesero Poliennali (BTp). Sono obbligazioni di medio e lungo periodo, emesse dallo Stato italiano per finanziare le proprie spese. Sono diversi i BTp che possono essere emessi oltre al BTp “normale”, come il BTp Green, i BTp indicizzati all’inflazione europea o italiana e il BTp Futura riservati agli investitori retail (emessi in pandemia). Taglio Minimo € 1.000. Aliquota Fiscale 12,5% e rimborso a scadenza alla pari.

[3] La richiesta di un premio è dovuta alla percezione degli investitori ad un possibile rischio di insolvenza. Più un Paese o un’impresa sono considerati rischiosi, più gli investitori richiederanno un rendimento maggiore per poter investire.

[4] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/rapporto-stabilita/2018-2/RSF_2_2018.pdf pag. 16

2 commenti

  1. Ho 48 anni e dalla crisi del governo Draghi sto combattendo con l’idea di andare a votare, perché non so più chi votare. Vorrei fare campagna contro l’astensionismo e ho cercato fra i vostri meme, ma li vedo sempre molto concentrati sui personaggi politici e davvero molto poco sui contenuti, per esempio: cosa vuol dire per i cittadini se metteranno la flat tax come vuole la Lega? Cosa vuol dire abbassare la scolarizzazione di 1 anno come vuole FI? Cosa vuol dire mettere il presidenzialismo come vuole FdI? Cosa vuol dire mettere lo ”ius scholae” come vuole il PD? E soprattutto: che cosa vuol dire “rinegoziare il PNRR”???
    Forse così si tornerà a parlare di temi e meno di politici, quelli sì inascoltabili, inguardabili e indigesti!

    • Yazan Alshebli

      Proverò nei prossimi giorni a scrivere un articolo sulla Flat Tax proposta dalla Lega/Fi, evidenziando le diverse criticità della proposta.
      Comunque comprendo il tuo “disagio”, che è molto comune tra gli elettori.
      A presto!

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