L’italia è l’unico paese europeo nel quale gli stipendi sono diminuiti dal 1990 ad oggi, con una riduzione pari al 2,90%.
A livello generale, possiamo dire che le statistiche evidenziano come nei paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) il salario medio annuale sia più che triplicato negli ultimi 25 anni, mentre in alcuni paesi dell’Europa centrale (Ungheria, Slovacchia) è raddoppiato. Il paese nel quale si ha avuto l’aumento più significativo è stata la Lituania, con un aumento del salario pari al 276,30%.
A fronte di questo dato, ve n’è un altro assolutamente significativo: il costo medio della vita è aumentato annualmente in misura pari al 7-8%.
I dati sono belli perché tendono all’oggettività.
Eppure, nonostante ciò, ancora oggi il tema centrale su cui si discute è il reddito di cittadinanza, lasciando sempre da parte quello che è il vero problema nel mondo del lavoro, ovvero quello stipendiale.
Partiamo con il fatto che ci si deve rassegnare e accettare che il reddito di cittadinanza non è altro che uno strumento di lotta alla povertà più estrema, che esiste in tutti i paesi europei da decenni, e che deve appunto funzionare come cuscinetto di ultima istanza per coloro che non hanno una storia contributiva sufficiente per accedere ad altre misure di sostegno o per quelli che temporaneamente si trovano in una fase di profondissima difficoltà.
Il reddito di cittadinanza non è, e non sarà mai, uno strumento per creare occupazione. Nemmeno col più navigato dei navigator.
Preso atto di ciò, continuare a dire che i giovani rifiutino i posti stagionali sottopagati per via del reddito di cittadinanza è altrettanto falso e pretestuoso.
Se oggi le imprese fanno fatica a trovare personale è perché spesso non vengono garantiti strumenti di selezione e salari dignitosi, si propongono tirocini gratuiti e non si investe adeguatamente nelle risorse. In sintesi, non si garantisce emancipazione ma sfruttamento.
Due sono le strade maestre per muoversi in questa direzione: previsione di un salario minimo obbligatorio e iniezioni di flessibilità per garantire un adeguato rapporto tra lavoro e vita.
Prima lo si capisce, meglio è.
Le 500 parole di AQTR ritornano la prossima settimana.